Nel processo di cura e riabilitazione secondo il neurourologo Michele Spinelli assume un’ importanza strategica il colloquio clinico, che permette – attraverso l’ ascolto empatico – di connettere i molteplici aspetti di un problema. Secondo Spinelli, la cura e la riabilitazione sono un processo di modulazione, del tutto analogo a quello di chi cerca una frequenza radio, per sintonizzarsi bene su un certo canale. Per arrivare alla maggiore autonomia possibile dei processi e dei percorsi di riabilitazione : è il paziente che si riabilita, assumendo in prima persona la responsabilità di un miglioramento, di una ripresa quanto più possibile e anche di una guarigione.
Nino Frustaglia, cardiologo e geriatra, naturopata, individua nelle parole e nei gesti che curano una chiave importantissima del percorso di cura e riabilitazione. Nella sua visione, la parola e il gesto assumono caratteristiche sostanziali e complementari alle pur valide azioni terapeutiche e riabilitative “classiche”. Anche la parola e il gesto hanno importanti collegamenti con il vicino e il lontano. Infatti, una parola detta bene, e al momento giusto, può avere effetti straordinari sul paziente, ma anche il silenzio rispettoso e partecipe può e deve trovare spazio nella relazione di aiuto. Così pure il gesto, un tocco dato bene può essere miracoloso, ma il “non-tocco”, magari accompagnato da un’esplicita richiesta di permesso alla manipolazione, quando il paziente è pronto, fa altrettanto bene.
Alfred Tomatis, otorinolaringoiatra e padre dell’ utilizzo terapeutico del suono e della voce, ha mostrato bene le profonde connessioni dei sistemi nervosi, e del loro rapporto con l ‘educabilità delle persone e con il miglioramento della qualità della vita. Una relazione empatica di aiuto deve e può nutrirsi perciò dell’ attenzione al mondo sonoro in cui i pazienti vivono. La cura di toni sereni, pacati, sommessi, è fondamentale per la costruzione di percorsi di cura e riabilitazione efficaci. E’ una questione non solo di rispetto (chi non ricorda un operatore notturno con zoccoli di legno trascinati nel corridoio), ma soprattutto di efficacia.
tratto dalla rivista “Il Fisioterapista” anno 17 – n.6, pp. 1-6-7